Tra palazzoni di tredici piani, grandi aiuole, case popolari, mercatini rionali, chiese e recinzioni di cemento armato, carceri, campi rom e strade a scorrimento veloce….
sfila ogni anno il corteo di carnevale di Scampia, periferia nord di Napoli.
Anche quest’anno il 25° carnevale di quartiere del Gridas (gruppo risveglio dal sonno) è stato una festa popolare, con la partecipazione di molte realtà territoriali: gruppi, associazioni, scuole, singoli cittadini napoletani e rom.

Il simbolo positivo è stato invece un gomitolo con tanto di ferri e, in lavorazione, una rete con i colori della pace.
Altri carri erano la macchina double-face dell’ Immondizia, ovvero un doppio cassonetto:
da un lato indifferenziato e straripante, dall'altro differenziato e pulito, con tanto di fiore con ape (in omaggio alla notizia secondo cui le api non vanno sui campi OGM); poi il carro dell’associazione Chi rom e…chi no: un megafono gigante, a più voci; e ancora le parodie e le canzoni composte dal maestro Gianni Taricone.Per un giorno all’anno Scampia si riempie di gente, colori, musica, si respira un’alchimia sapientemente
costruita e voluta dal Gridas e da tutte le realtà che vi partecipano “che si riappropriano della strada con i piedi”, per usare le parole di Felice Pignataro. Il Gridas è un centro sociale costituito nel 1981, l’acronimo ‘gruppo risveglio dal sonno’ (in riferimento alla frase di una delle incisioni della “quinta del sordo” di Goya), allude al risveglio delle coscienze e ad una partecipazione attiva alla crescita della società. Fondato da alcuni attivisti, tra cui Felice e Mirella Pignataro, il gruppo comincia sin dall’inizio a dare un contributo deciso all’innovazione educativa, soprattutto nelle scuole, nell’ottica di una pedagogia creativa: pittura collettiva, uso dei sussidi audiovisivi, riscoperta della manualità, riciclaggio dei materiali, sperimentazione di nuovi linguaggi artistici come i murales, i fumetti, gli autoadesivi stampati a mano in lineolografia, e la televisione a mano come teatro minimo di strada. Da più di vent’anni il Gridas svolge sul quartiere una fondamentale azione sociale e pedagogica, gratuita, incessante e tenace, tanto da diventare un punto di riferimento per le altre realtà territoriali che nella sua sede si incontrano, si scambiano opinioni, progetti, modalità pedagogiche e relazionali, sostenendosi nella realizzazione delle diverse attività.

L’ obiettivo principale è favorire le relazioni e la collaborazione, soprattutto nel dono reciproco della manualità. Il Carnevale del Gridas è così diventato un esempio importante di lavoro in rete: il gruppo storico dà il là, definendo un tema e un percorso (‘il bando di Carnevale’), e altre decine di gruppi lavorano su questa traccia in maniera assolutamente autonoma, calandola nelle proprie specificità. Nel momento finale, quello della piazza, tutti i singoli percorsi e i soggetti che li hanno realizzati confluiscono di nuovo in un luogo-tempo comune, quello politico e artistico della strada e della piazza.Oltre che con il Carnevale, Il Gridas ha saputo costruire nel corso degli anni consuetudini e memorie in molti altri modi, per esempio con un cineforum (dal motto “La televisione divide il cinema unisce”, con un programma ricco di proiezioni ignorate dalla grande distribuzione) e soprattutto con gli oltre 250 murales realizzati da Felice per colorare i muri grigi di periferie di tutto il mondo, a rappresentare “l’utopia sui muri” (titolo di uno dei libri di Felice Pignataro, Info:www.felicepignataro.org), tentativo di abbattere le barriere di indifferenza e pregiudizio dipingendole simbolicamente. “Arte e creatività in funzione di critica sociale, sostegno per tanti e stimolo per cambiare le cose”.Felice oggi non c’è più, ma l’eredità che ci ha lasciato è enorme, la sua azione pedagogica prosegue con la sua famiglia, Mirella, la moglie e i figli Martina, Giovanna, Luca e trae forza da una rete di relazioni che si è consolidata nel corso degli anni e ha reso possibile le “Utopie” di tutti noi.
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