Lo scenario politico italiano, negli ultimi anni si caratterizza sempre più per l’adozione da parte del Governo di misure straordinarie e eccezionali con le quali si presume di poter dar risposta e soluzione a situazioni cronicizzate che si vuol definire di “emergenza”.
La politica dei commissariamenti per quanto riguarda le questioni più diverse, dall’emergenza rifiuti a quella dei “campi nomadi”, è sempre più frequente e determina la destituzione dei normali poteri di azione e programmazione, con la conseguente creazione di ampi spazi di discrezionalità e sospensione del diritto.
In questo contesto, le politiche rivolte ai rom sono sempre più, ispirate ad una logica emergenziale, infatti, lo stesso termine “nomadi”, spesso usato per definirli, lascia intendere l’idea che si tratti di presenze temporanee per le quali non è necessario mettere in campo politiche di lungo periodo, ma al contrario, agire – per molti, dopo circa 15 ‐ 20 anni di stanzialità ‐ con interventi provvisori e con effetti di ulteriore marginalizzazione.
La storia dei Paesi di provenienza e l’esperienza ha mostrato chiaramente che i rom non sono nomadi e che un approccio, come quello italiano, ispirato alla provvisorietà e all’emergenza è fallimentare, in quanto provoca e aumenta i livelli di esclusione sociale, con gravi ripercussioni in termini economici e culturali.
Per quel che riguarda l’ambito abitativo, ciò significa escludere l’idea dei “campi nomadi”, oggi identificati a volte con nomi più accoglienti e fantasiosi, come villaggi di accoglienza o di solidarietà. Queste soluzioni si ispirano all’idea di insediamenti provvisori per soli rom, quasi sempre recintati, con regolamenti di gestione attuati da associazioni italiane del terzo settore che presidiano i luoghi e le persone che vivono in alloggi che non rispettano i parametri minimi di abitabilità valevoli per tutti i cittadini.
La Commissione europea, nel mese di febbraio, ha ribadito che, per più di 700 anni, i rom sono stati parte integrante della cultura e civiltà europea, condannando aspramente le manifestazioni di violenza contro le comunità rom, invitando gli Stati membri a rispettare i diritti fondamentali di ogni individuo e ad adottare misure anti‐discriminatorie.
Notizie dalla Comunità Europea
(tratto da:EU action against discrimination - Activity report 2007-08)
"I 10 principi di base comuni sull’inclusione dei Rom
L’obiettivo di questi principi è offrire alle istituzioni dell’Unione europea e agli Stati membri una guida per la creazione e l’attuazione di politiche o progetti nuovi per l’inclusione dei Rom.
Sebbene questi principi rappresentino una dichiarazione politica non vincolante dal punto di vista legale, gli Stati membri hanno dimostrato il proprio impegno nell’adot- tarli come base per le iniziative future.
1. Politiche costruttive, pragmatiche e non discriminatorie
2. Approccio mirato esplicito ma non esclusivo
3. Approccio interculturale
4. Perseguire la piena integrazione nella società
5. Consapevolezza della dimensione di genere
6. Divulgazione di politiche basate su dati comprovati
7. Uso di strumenti comunitari
8. Coinvolgimento degli enti regionali e locali
9. Coinvolgimento della società civile
10. Partecipazione attiva dei Rom
Alcuni dei principi riguardano tematiche ormai consolidate, mentre altri sono estremamente innovativi, ad esempio:
● «L’approccio mirato esplicito ma non esclusivo» mira a non isolare i Rom come gruppo separato, allo scopo di migliorare il tenore di vita e l’ambiente di tutti coloro che vivono in condizioni analoghe.
● «L’approccio interculturale» sottolinea che sia i Rom sia la società in generale hanno molto da imparare reciprocamente e che apprendimento e competenze interculturali meritano lo stesso sostegno garantito alla lotta contro i pregiudizi e gli stereotipi.
● «Perseguire la piena integrazione nella società» enfatizza il concetto che le politiche devono sostenere i Rom assi- curandone la piena partecipazione alla vita della società, anziché creare insediamenti o mercati del lavoro separati."
soli "
A Napoli, in particolare a Scampia, le amministrazioni locali d'accordo com la prefettura di Napoli, costruiranno, dopo 30 anni di campi abusivi, "villaggi"autorizzati per soli Rom, non in linea con i principi della EU in tema di politiche di inclusione.
Grandi complimenti per questa idea innovativa, sia a chi l'avuta, sia a chi continua a sostenerla!
Si può pensare a soluzioni altre?
http://www.osservazione.org/napoli_convegno.htm
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